M. Di Dupuytren:
ammorbidisce i noduli sottocutanei nel palmo della mano, migliora la qualità del tessuto peri e intralesionale
A seconda dei casi scegliamo due tipi di trattamento: le infiltrazioni paravertebrali oppure le infiltrazioni paravertebrali profonde (a livello perigangliare)
Infiltrazioni paravertebrali:
Sono iniezioni praticate con ago normale ai lati della colonna vertebrale ai livelli interessati; sono indicate nelle ernie discali, nei processi degenerativi discoartrosici, nelle stenosi del canale rachideo, nei fallimenti degli interventi chirurgici (dolore post-operatorio).
A livello lombare si iniettano con un ago normale circa 10 ml. per lato a ognuno dei livelli interessati, a una concentrazione da 10 a 20 g.
A livello cervicale si iniettano con un ago normale circa 1-5 ml. per lato a ognuno dei livelli interessati, a una concentrazione da 8 a 10 g.
Ma come agisce l’O3 sulla colonna vertebrale?
Per poter capire il meccanismo di azione dell’O3, bisogna prima capire cosa succede a livello vertebrale quando c’è una protrusione o un’ernia discale, che va a comprimere la radice nervosa.
Il dolore radicolare dipende sia da un’AZIONE MECCANICA che da un’AZIONE INFIAMMATORIA.
Vediamo l’azione meccanica:
Il dolore meccanico è provocato dalla pressione posteriore dal disco intervertebrale contro il Legamento Longitudinale Posteriore, su cui scorre il nervo di Lushka: ciò provoca di solito la lombalgia.
Qualora invece il disco intervertebrale protruda non centralmente ma più lateralmente, ecco che può andare comprimere la radice nervosa del lato corrispondente (conflitto disco-radicolare), provocando una sciatalgia o una brachialgia omolaterale, come si vede nella figura sotto.
La sciatica può essere più violenta e il danno alla radice nervosa può essere maggiore qualora lo spazio a disposizione della radice per “sfuggire” alla compressione sia ridotto.
La riduzione dello spazio a disposizione del nervo può essere dato da cause congenite (stenosi del canale vertebrale), da cause croniche quali ad es. la deformazione artrosica delle articolazioni intervertebrali, deformazione che va a restringere il canale di coniugazione dove scorre la radice nervosa.
Vediamo ora l’azione infiammatoria neurale e perineurale:
In realtà la degenerazione discale, al di là della compressione meccanica, provoca tutta una serie di conseguenze bio-umorali locali a catena: rilascio di molecole dell’infiammazione (acido arachidonico, prostaglandine) che attivano i macrofagi e provocano edema da stasi venosa della radice, che in breve aumenta di volume per la stasi venosa delle venuzze che la avvolgono e diviene fortemente arrossata.
Questo aumento di volume infiammatorio della radice nervosa provoca di per sé una riduzione del volume complessivo del canale vertebrale, aumentando il conflitto disco-radicolare e il dolore sciatalgico.
All’edema seguono poi la formazione di essudato e coagulazione del fibrinogeno; perdurando nel tempo, questo tessuto di granulazione infiammatorio si “organizza” e forma del tessuto fibroso che dà delle aderenze nello spazio epidurale e intorno alla radice nervosa, “fissandola” all’osso e impedendone il libero scorrimento nei movimenti.
Ma oltre a questi fattori vascolari e strettamente infiammatori, vi sono dei fattori immunomediati dovuti ai frammenti discali espulsi al di fuori dell’anulus fibrosus.
Essendo infatti il nucleo polposo confinato nel disco intervertebrale, esso non viene mai a contatto nel corso della vita col torrente circolatorio; pertanto i frammenti discali eventualmente espulsi sono riconosciuti come estranei dall’organismo, provocando una reazione immunitaria infiammatoria, anche perché il materiale discale espulso contiene molecole pro-infiammatorie quali Fosfolipasi A e Prostaglandine.
In base a quanto detto sopra, capiamo bene che il dolore radicolare è un dolore MULTIFATTORIALE!
Compreso tutto ciò, possiamo ora capire come agisce l’O3!
L’O3 iniettato nei muscoli paravertebrali ha innanzitutto una azione diretta antalgica, miorilassante e antiflogistica sui muscoli paravertebrali stessi.
L’AZIONE ANTALGICA DIRETTA è dovuta alla stimolazione nocicettiva dell’ago e della miscela iniettata, che stimolano in via riflessa il sistema antinocicettivo discendente, come nel caso della TENS e dell’agopuntura: in pratica l’infiltrazione di O3, sia intramuscolare che sottocutanea, innalza la soglia del dolore, e questo innalzamento è commisurato alla concentrazione della miscela di O2-O3.
Per comprendere invece l’azione miorilassante, dobbiamo prima spiegare anche un altro meccanismo del dolore vertebrale, vale a dire la “contrattura paradossa”, che consiste in questo: quando c’è uno stimolo doloroso alla colonna vertebrale, l’organismo cerca di difendersi mediante la contrazione dei muscoli paravertebrali, nel tentativo di limitare i movimenti del rachide e “mettere a riposo” il segmento colpito in modo da far passare il dolore.
In realtà se la causa del problema persiste o se il dolore iniziale è troppo forte, la contrattura di difesa antalgica, partita diciamo così con buoni propositi, si trasforma in breve uno spasmo doloroso che causa ulteriore danno meccanico alla colonna vertebrale, costretta in posizione innaturale, in un circolo vizioso autosostenentesi.
E allora ecco che L’EFFETTO MIORILASSANTE dell’O3 sui muscoli intervertebrali dà di per sé un sollievo dal dolore, talvolta anche abbastanza immediato, e tale rilasciamento muscolare è la premessa per la successiva possibile risoluzione della lombosciatalgia.
Ma l’O3 inoltre arriva lentamente per diffusione e accumulo anche nella zona della radice nervosa, del tessuto discale erniato o di eventuale tessuto fibroso post-chirurgico.
E qui esso esplica un effetto molto importante, perché migliorando la perfusione ematica delle radici e agendo sulla flogosi peridurale ottiene la RIDUZIONE DELL’EDEMA RADICOLARE e quindi del volume stesso del nervo, portando a riduzione del conflitto disco-radicolare.
Ma un’ulteriore azione dell’O3 infiltrato è quella, importantissima, di IMMUNOMODULAZIONE.
Dal momento che l’O3 agisce a livello biologico con un meccanismo di accumulo e che l’azione sul disco intervertebrale e sul ganglio nervoso è in questo caso per diffusione piuttosto che per azione diretta, per completare il trattamento occorrono solitamente almeno una decina di sedute, inizialmente bisettimanali e quindi settimanali.
Sappiamo infatti che piccole quantità di ozono somministrate per un tempo più lungo hanno effetto terapeutico superiore a quantità maggiori somministrate in un periodo più breve.
A volte il paziente riferisce miglioramento già dopo la prima seduta, per via del rilassamento muscolare descritto; di solito un miglioramento significativo si ha verso la metà del ciclo, dopo circa 2 settimane.
A guarigione avvenuta sono comunque utili delle sedute di richiamo mensili, fino a guarigione.
A fine seduta consigliamo al paziente di camminare per 15-20 minuti per diffondere uniformemente l’O3.
Come in tutte le patologie curabili con l’ozonoterapia, c’è viceversa una percentuale di pazienti (il 20% circa) che non risponde al trattamento, e che va avviato ad altre soluzioni terapeutiche.
I pazienti che viceversa guariscono, vengono poi indirizzati al fisioterapista o all’osteopata per una adeguata terapia riabilitativa (stretching, idrofisiokinesiterapia, ginnastica posturale, etc) e spinti a praticare una attività fisica quotidiana e regolare (camminare a passo sostenuto per 3 km al giorno; nuoto stile libero o dorso, evitando assolutamente rana e delfino).
Questa metodica infiltrativa si effettua con aghi più lunghi (22g o 24g), il che permette di oltrepassare i muscoli e iniettare l’O3 in diretta prossimità delle faccette articolari intervertebrali e quindi del canale di coniugazione da cui esce la radice nervosa.
Facciamo una piccola anestesia cutanea per non far sentire al paziente il dolore dell’entrata dell’ago; dopodiché l’ago viene spinto fino ad arrivare sulla faccetta articolare del livello interessato, e da qui l’O3 arriva per diffusione al canale coniugale e alla radice nervosa.
Con questa tecnica si può iniettare una minor quantità di ozono (10-15 ml) senza quindi causare dolorosa distensione muscolare.
A questi livelli l’O3 esplica la sua funzione antiflogistica riducendo l’edema della radice per aumento della vascolarizzazione perineurale; inoltre, arrivando per diffusione al frammento erniato del disco, ne provoca la “mummificazione” per disidratazione (degradazione dei proteoglicani del nucleo e sua disidratazione), con azione destruente nei confronti dell’ernia; la riduzione del volume discale riduce anche la stasi venosa locale, con ulteriore riduzione dell’edema periradicolare; infine l’O3 modula, attenuandola, la risposta autoimmune innescata dai frammenti espulsi del nucleo polposo (vedi sopra).
Tale metodica ci consente il miglioramento nel 75% e più dei casi di ernia discale e di spondiloartrosi, mentre risultati inferiori ma comunque accettabili si hanno nei casi post-chirurgici.
Questa metodica ci consente di effettuare molto meno delle 10/20 infiltrazioni che di norma vengono previste con le paravertebrali normali: di solito si eseguono ambulatoriamente, come previsto dal Ministero della Salute, dalle tre alle cinque infiltrazioni con concentrazione del 20-23% di ozono a cadenza mono o bisettimanale, con le quali possiamo avere un risultato eccellente.
Spesso infatti si hanno dei risultati nell’immediato post infiltrativo sul paziente che già da quando si alza dal lettino riferisce un miglioramento.
Ovviamente le infiltrazioni sono indicate nella fase acuta iperalgica, sia per l’effetto sul dolore, ma anche perché svolgono un’azione preventiva sulla compressione nervosa, prevenendo l’eventuale insorgenza del danno motorio e della paralisi.
La seconda parte di questo protocollo altrettanto importante è quella riabilitativa ed è costituita da qualche seduta di riabilitazione motoria posturale personalizzata.
Una volta terminata la parte riabilitativa si insegna al paziente una serie di esercizi che è importante continui a fare a casa per un certo periodo completando così tutto il percorso previsto.
Il vantaggio dell’O3 terapia con questa metodica è che, a fronte di enormi benefici, non presenta alcun tipo di effetto collaterale dal momento che l’ozono non viene introdotto all’interno del canale, ma appena fuori ad esso, all’uscita dal foro di coniugazione; tra l’altro l’ossigeno-ozono è un gas naturale privo di effetti collaterali e viene solo sconsigliato nei casi di pazienti gravide, pazienti con alcune patologie quali ipertiroidismo non compensato e pazienti affetti da favismo.
Riteniamo dunque che questa tecnica infiltrativa permetta attualmente un’ottima possibilità di successo nelle patologie sopraddette, riuscendo a ridurre fortemente il numero di interventi chirurgici ai quali i pazienti avrebbero dovuto sottoporsi.
DOVE OPERO CON OZONO TERAPIA:
– Parma – Studio Medico – Viale Mentana, 45 – tel. 324.6648080
– Latina – Fisiosanisport – Via Priverno, 4 – tel. (+39) 0773621612 – (+39) 0773621624
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