Sindrome Long Covid
detta anche Sindrome Post Covid
Uno studio scientifico su Lancet ha messo in evidenza che il 76% dei soggetti che hanno avuto il Covid-19 possono presentare, anche dopo 6-8 mesi dalla guarigione, sintomi debilitanti quali affaticamento, disturbi del sonno con apnea notturna, perdita della memoria, cefalea, difficoltà di concentrazione, ansietà e depressione, dolori al torace, ai muscoli e alle articolazioni, disturbi gastrointestinali e respiratori, alopecia, acufeni.
Questo variegato quadro sintomatologico, diverso da persona a persona, dipende dai danni che il virus ha prodotto sul sistema immunitario, sull’endotelio dei vasi sanguigni e quindi nei diversi organi e apparati dell’organismo: in pratica potenzialmente in tutti!
Questa condizione post-virale, viene chiamata Sindrome Long Covid (anche Sindrome Post Covid).
Si è più volte detto che il Covid-19 non è paragonabile ad un’influenza perchè, a parte i dati di mortalità per fortuna ridotte dai vaccini, il Covid-19 ha una caratteristica che lo rende diverso: il Long Covid.
Con il termine Long Covid si intendono tutta una serie di sintomi e sequele (fisiche, neurologiche o della sfera cognitiva) che proseguono per almeno 1 mese dopo la fase acuta di Covid19. Esistono diverse definizioni ma il concetto è molto semplice: si tratta di sintomi che permangono o emergono dopo un’infezione da Sars-CoV2, e che possono perdurare anche per un anno e più.
I sintomi riconducibili al Long Covid sono i più disparati e colpiscono qualunque organo e distretto: dispnea (fiato corto), affaticabilità, problemi di visione, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, della memoria, vertigini; dolori toracici, dolori articolari e dolori muscolari diffusi, spesso di tipo anche urente, dolori addominali; perdita di olfatto e gusto, fatica, diarrea.
Alcuni sintomi tipici del Long Covid sono comuni alla fase acuta di Covid19 ma altri sono completamente inediti ed emergono solo ad infezione terminata.
Secondo alcune stime più prudenziali, un paziente su 10 svilupperà una qualche forma di Long Covid e, considerando i numeri attuali del contagio, il numero di persone interessate è enorme.
Oltretutto il Long Covid interessa anche la fascia pediatrica, nella quale sono per lo più assenti i dolori ma sono frequenti cefalea, affaticamento, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione.
Esistono diverse potenziali spiegazioni che provano a descrivere l’eziologia (la causa biologica) del Long Covid.
Vengono chiamati in causa: un’eccessiva risposta infiammatoria nella fase acuta che può danneggiare alcuni organi, soprattutto per l’interessamento dell’endotelio (le cellule che rivestono internamente i vasi sanguigni); una deregolazione del sistema immunitario con la creazione di pericolosi autoanticorpi; la riattivazione da parte del Covid-19 di infezioni latenti come quella del virus di Epstein Barr (EBV); un danneggiamento importante del nostro microbiota (popolazione di microrganismi che popola il nostro apparato digerente) coinvolto nella risposta immunitaria.
Un recente articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell, prende in esame una coorte di 309 pazienti guariti dalla Covid19 e ne analizza diverse caratteristiche clinico/mediche comparandoli ad un gruppo di pazienti sani.
L’obiettivo dello studio era quello di individuare dei fattori in grado di predire l’insorgenza di Long Covid post infezione da Sars-CoV2.
I fattori individuati che possono portare ad un aumento del rischio di sviluppare sequele post-acute da Covid19 sono essenzialmente quattro: presenza di diabete di tipo 2, alta carica virale nelle prime fasi dell’infezione, presenza di autoanticorpi e riattivazione di virus latenti come Citomegalovirus (CMV) e EBV. Questi fattori e altri -come l’obesità – oltre a correlare fortemente con l’insorgenza del Long Covid, possono anche contribuire alla malattia stessa.*
Secondo un altro studio pubblicato da Gut e condotto da ricercatori della Chinese University di Hong Kong, la salute della microflora intestinale potrebbe contribuire al rischio di long COVID dopo infezione da SARS-CoV-2. Gli scienziati hanno analizzato il microbioma intestinale di 116 pazienti malati di COVID-19 a Hong Kong nel 2020, quando le normative vigenti richiedevano che ogni persona infetta venisse ricoverata. Più dell’80% presentava una malattia lieve o moderata e oltre il 75% aveva almeno un sintomo persistente. Dopo sei mesi, i sintomi più comuni erano astenia (riferita dal 31% dei soggetti), scarsa memoria (28%), perdita dei capelli (22%), ansia (21%) e disturbi del sonno. Le analisi dei campioni fecali ottenuti al momento del ricovero e nei successivi tre mesi hanno mostrato che i pazienti con long COVID “presentavano un microbioma meno variegato e abbondante”.
“I pazienti che non hanno sviluppato il long COVID avevano un microbioma intestinale simile a quello dei soggetti che non hanno contratto il COVID-19”.
La mancanza di specie “amichevoli” di Bifidobatteri che rafforzano l’immunità si associava fortemente a sintomi respiratori persistenti.
Anche se lo studio non ha potuto provare che gli organismi intestinali sani prevengono il long COVID, i risultati indicano che potrebbe essere utile “mantenere un microbiota intestinale sano e bilanciato tramite alimentazione, mancata assunzione di antibiotici ove possibile, esercizio fisico e integrazione delle specie batteriche carenti, tra cui i Bifidobatteri”.**
Recentemente, uno studio coordinato dalla struttura di Reumatologia dell’Istituto Ortopedico Rizzoli è stato pubblicato sulla rivista della Società Scientifica di Reumatologia Europea.
Obiettivo della ricerca è stata la valutazione del potenziale ruolo del Covid19 come fattore predisponente allo sviluppo di fibromialgia, avendo i ricercatori constatato il crescente afflusso agli ambulatori di reumatologia di pazienti che, dopo aver contratto la malattia Covid19, lamentavano sintomi articolari tra cui dolore, gonfiore e rigidità.
Come noto, la fibromialgia (FMS) è una sindrome di origine reumatologico-neurologica piuttosto frequente nella popolazione e caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso unito a una miriade di altri sintomi come stanchezza cronica, dolore toracico e muscolare generalizzato, affaticamento, mancanza di respiro e disfunzione cognitiva.
I meccanismi coinvolti influenzano più sistemi e includono infiammazione persistente, trombosi e autoimmunità, disturbi del sonno, disturbi dell’apparato gastroenterico o alterazioni della sfera cognitiva (memoria, concentrazione).
Sulla base di un’indagine condotta su oltre 600 persone con postumi a lungo termine di un’infezione sintomatica da Covid19 (long-Covid o post-Covid19 syndrome), è stato osservato per la prima volta al mondo che circa il 30% dei pazienti manifestava sintomi compatibili con la diagnosi di fibromialgia anche a distanza di sei mesi e oltre dalla guarigione dell’infezione acuta.
Un aspetto interessante è che tra i principali fattori di rischio per sviluppare questa sindrome, che è stata definita FibroCovid, vi sono in particolare il sesso maschile e l’obesità.
Questa predilezione per il sesso maschile del Fibrocovid lo differenzia, almeno dal punto di vista epidemiologico, dalla Fibromialgia, che colpisce viceversa nel il 90% dei casi il sesso femminile.
Questo dato, apparentemente sorprendente, in realtà concorda con l’accertata tendenza a sviluppare forme più severe di Covid19 nei soggetti di sesso maschile. Pertanto lo sviluppo di FibroCovid potrebbe essere legato a forme di Covid19 particolarmente severe che si riverberano sull’apparato muscoloscheletrico, sul sistema nervoso e su quello immunitario per molti mesi dopo la guarigione dell’infezione primaria, generando così la sintomatologia dolorosa.
Lo studio conferma quello che i reumatologi di tutto il mondo stanno sperimentando quotidianamente nei loro ambulatori: un incremento importante del numero di casi di fibromialgia, patologia per la quale, purtroppo, esistono ancora poche opzioni terapeutiche. ***
In effetti si è stimato che nel 20% circa dei pazienti guariti dal Covid-19 e dal Long Covid, si sviluppa poi una Fibromialgia che purtroppo permane come malattia a sé stante.
Le cure normalmente usate nella terapia della FMS (antidepressivi, cortisone, immunoterapia e Fans) sono scarsamente efficaci e hanno spesso molti effetti collaterali.
Viceversa l’Ozonoterapia si presenta priva di qualsiasi rischio ed effetto collaterale, e può dare un netto miglioramento alla qualità di vita dei pazienti fibromialgici e nei casi di Long Covid, in quanto la terapia sistemica (ozonoterapia sistemica) a livello sintomatologico dà spesso un miglioramento subitaneo della cenestesi, un miglioramento della qualità del sonno e agisce sullo stato ossidativo cronico che è alla base della FMS e del Long Covid.
Inoltre, associando all’ozonoterapia sistemica anche la terapia infiltrativa dei trigger points e dei punti di infiammazione cronici (rachide cervicale, arti, torace, trocantere, etc) riusciamo a ridurre la contrattura dolorosa, spesso associata a senso di bruciore cutaneo, che rende penosa la giornata e la vita dei pazienti.
Peraltro l’ozonoterapia sistemica, agendo sulla immunità e regolarizzando i neurotrasmettitori cerebrali, dà un grosso beneficio su quello che è uno dei sintomi più invalidanti e spesso più misconosciuto della FMS, ossia la Sindrome da Fatica Cronica col suo corredo di astenia e deficit di concentrazione.
A differenza di altri paesi europei, in Italia non sono ancora state istituite cliniche finanziate dal governo per il Long Covid, sebbene alcuni ospedali abbiano ambulatori diurni per il follow-up dei pazienti che erano stati ricoverati in ospedale durante la fase acuta del covid-19.
Nel periodo dell’emergenza, in 26 ospedali italiani e 3 esteri, per i pazienti ricoverati per CoViD-19 è stata utilizzata, insieme ai farmaci e ai presidi respiratori, l’Ozonoterapia Sistemica endovena con notevole giovamento per i pazienti.
Anche i pazienti guariti dal virus ma affetti da LONG COVID possono giovarsi con buoni risultati dell’Ozonoterapia Sistemica. E’ una pratica medica sicura, validata scientificamente, che si basa sull’effetto antiinfiammatorio, antiossidante, antidolorifico, vasoprotettore, neuromodulatore e immunomodulatore dell’Ozono. Effettuata correttamente secondo le Linee Guida, risulta priva di rischi e di effetti collaterali. Molti pazienti con Long Covid hanno migliorato il loro stato di salute e sono tornati al precedente benessere psicofisico con l’aiuto dell’Ozonoterapia Sistemica.
References:
* https://erj.ersjournals.com/content/early/2021/09/09/13993003.02245-2021
** Fonte: Gut Staff Reuters (Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
*** RMD Open: Rheumatic and Musculoskeletal Diseases
Come è noto attualmente per la Fibromialgia non esistono terapie farmacologiche efficaci.
Ma oggi esiste una possibile soluzione sia per il Long Covid che per la Fibromialgia: l’Ozonoterapia Sistemica!
È una pratica medica sicura, validata scientificamente, priva di rischi e di effetti collaterali.
Basi razionali del trattamento sono: effetto antiinfiammatorio per inibizione della sintesi delle prostaglandine; effetto antiossidante per sintesi della Glutatione perossidasi; effetto antidolorifico per attivazione del sistema antinocicettivo (liberazione di peptidi oppioidi ed endorfine); effetto vasoprotettore (liberazione di ossido nitrico, potente vasodilatatore); effetto immunomodulatore (attivazione dei linfociti B).
Molti pazienti con Long Covid e Fibromialgia hanno migliorato il loro stato di salute e sono tornati al precedente benessere psicofisico con l’aiuto dell’Ozonoterapia Sistemica.
Inoltre l’Ozonoterapia è efficace anche in molte altre malattie degenerative e infiammatorie conseguenti a stress ossidativo cronico e a deficit neuro-vascolare:
immunopatie, reumoartropatie e Artrite reumatoide, Parkinson e demenza senile in fase iniziale, esiti di ictus e infarto miocardico, maculopatia degenerativa secca, cefalee, arteriopatie periferiche, osteoporosi.
È molto apprezzata anche dai pazienti sottoposti a radio/chemioterapia, riuscendo ad alleviarne il malessere ed i molti disturbi conseguenti.
DOVE OPERO CON OZONO TERAPIA:
– Parma – Studio Medico – Viale Mentana, 45 – tel. 324.6648080
– Latina – Fisiosanisport – Via Priverno, 4 – tel. (+39) 0773621612 – (+39) 0773621624
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